venerdì 9 giugno 2017

The Sunset Limited
(Tommy Lee Jones, 2011)

"So cosa mi aspetta e chi mi aspetta.
Non vedo l’ora di strofinare il naso contro la sua guancia ossuta.
Sicuramente sarà sorpresa di vedersi trattata con tanto affetto.
E mentre l’abbraccio forte le sussurrerò all’orecchio secco e antico:
Eccomi qui.
Eccomi qui."







Una stanza. Due uomini. Azione.
Un faccia a faccia spietato e una sola grande protagonista: la parola.
Ciò che permea di forza questo film, tratto dal testo teatrale di Cormac McCarthy, è la potenza con cui i due protagonisti si scontrano, una partita a scacchi in cui Bianco e Nero si sfidano a colpi di stoccate verbali.
I protagonisti incarnano spiriti completamente diversi: Tommy Lee Jones, il professore che spinto da un forte nichilismo e disilluso dalla vita, tenta il suicidio; Samuel L. Jackson, ex galeotto che salva l'uomo dal suo tentativo di lanciarsi contro il Sunset Limited, che spinto da una forte fede e convinto dei proprio ideali, cerca di salvarlo da un'imminente fine una volta fuori dal suo appartamento.
Nonostante l'ambientazione scarna che non pone lo sguardo all'esterno, ma che inscatola i personaggi in un luogo "neutrale", e sebbene la presenza di soli due attori possa far pensare di trovarsi alla presenza di un film lento, privo di effetti speciali, colonna sonora e situazioni fuori dal comune, Sunset Limited si carica di una potenza che cresce fino al climax finale, e lo fa proprio grazie a questi due elementi.
La stanza, che a volte risente dell'ambiente esterno con rumori lontani provenienti dagli appartamenti o dalla città stessa, diventa simbolo della nostra visione del mondo, mente che proietta la nostra continua conflittualità tra speranza e nichilismo, tra forza e reticenza, credo e disillusione, impersonati dai due personaggi, in una sorta di partita a scacchi tra due re, il Bianco e il Nero.
Il Nero si fa forte della sua capacità imbonitrice grazie alla sua capacità dialettica e alle sue storielle colme di morale; dal canto suo, il Bianco è inizialmente reticente al dialogo, le sue affermazioni sono brevi, lo sguardo sfuggente al suo interlocutore e alle sue domande incalzanti; anzi, ascolta con molta attenzione il suo tentativo di persuaderlo a una visione ottimista della vita, di profondi significati, lontana dalla sua visione tormentata.
Qualcosa però cambia, e il Bianco, incalzato dai modi dialettici del Nero che lo investono sin dall'inizio, inverte improvvisamente i ruoli, rendendo il potere della fede e della parola del Nero inutile davanti alla forza distruttiva e contagiosa della sua ultima confessione.
I primi piani si fanno via via più incalzanti, campi e controcampi si susseguono, respirando di tanto in tanto con movimenti di macchina circolare che accerchia i due personaggi, rendendo però ancora più serrato il dialogo e creando un teatro di guerra attorno a loro, fino all'uscita di scena di uno dei due, alla vittoria schiacciante di uno e al completo annientamento dell'altro.
Chi dei due ha usato le proprie armi a suo vantaggio? Quale invece avrà messo in dubbio le sue convinzioni, schiacciato dalla forza dell'altro?
Una cosa è certa: basta una parola, per cambiare tutto.
Una parola puo' farti rinascere, o distruggerti.

sabato 31 agosto 2013

The Fall

"La caduta è l'ultima sensazione che un angelo avverte.
Una voce distante riecheggia nella mia testa.
Ma per la prima volta, è la mia."


In lotta con la gravità, lo sguardo si spinge verso l'ignoto.
Tante possono essere le ragioni: paura, rassegnazione, libertà.
Qualunque sia il motivo, un piede, poi un altro, si preannuncia una svolta: è pur sempre un viaggio.
Si cade perchè non c'è scelta.
Si cade perchè spinti.
Si cade per coraggio.
Si cade con violenza, con leggerezza.
Si cade in un lampo, o in eterno.
Si cade per la salvezza.
Aggrappati, o lasciati andare.
Non si torna indietro.
La follia è come la gravità: basta una piccola spinta.









lunedì 14 maggio 2012

Un oscuro scrutare: l'"Occhio di Dio"

Un rapido sguardo dall'alto,e tutto si fa più chiaro.
Dall'alto colgo un attimo, e percepisco il tutto.
A volte, dall'alto, scorgo disegni precisi e forme meravigliose.
Posso scrutare, osservare, contemplare, ammirare...spiare.
E mi sento potente, onniscente.
Dall'alto percepisco qualcosa di così immenso da far sembrare un uomo una formica.
Dall'alto, scorgo un uomo braccato: talmente schiacciato in quattro mura da togliermi il fiato.
Vedo il pericolo imminente, dall'alto; ma posso solo restare a guardare.
Dal basso, l'uomo braccato ancora non sa cosa lo attende: non può vedere.
Vedo precipitare qualcosa dall'alto verso terra, e mi sembra di cadere con lei.
Mantengo il controllo dall'alto, ma a volte tutto si aggroviglia, da non capire più cosa è cosa.
Dal basso, a volte qualcuno si accorge di me.
E non mi sento più così forte.






  

giovedì 12 aprile 2012

Ciak!...settantasettesima!

Oppure: "Quando due battute diventano un vero tormento!"
Ma andiamo per gradi..

- La "vittima":



Billy Wilder, regista e sceneggiatore, padre della commedia e del genere noir.

- Il luogo del "delitto":



" A qualcuno piace caldo", commedia brillante, densa di divertimento, gag, amore, e tante tante risate!

- Il "carnefice"...o meglio..."la" :

La diva Marilyn.

- L' arma del "delitto":
due semplici, brevi, piccole frasi: "Where is the bourbon?" ("Dov'è il bourbon?") e "It 's me, Sugar" ("Sono io, Zucchero")

30 ciak per la prima frase, e ben 47 per la seconda!! Marilyn non riusciva proprio a ricordare le battute!
Una vera tortura per il regista Wilder, che le provò tutte, posizionando ad esempio dei "gobbi" sul set per permettere a Marilyn di leggere le battute, ma che non ebbero l'effetto sperato... almeno, non immediatamente.
Un totale di 77 ciak...ma come direbbe qualcuno:
" Beh,nessuno è perfetto!"

venerdì 6 aprile 2012

Warrior

"Ti devi rilassare.
Restare calmo.
La Gabbia è la tua casa.
Decidi tu il passo, imposti tu il ritmo.
Ascolta Beethoven.
Tu sei più intelligente, più paziente.
Aspetta che commetta un errore.
E quando accadrà...
Fai La Tua Mossa."



Mixed Martial Arts, torneo "Sparta": sedici guerrieri rinchiusi nella "Gabbia" ad affrontarsi . Un unico premio, un solo vincitore.
Sembra davvero una tragedia greca quella che si svolge ai nostri occhi: Tommy (Tom Hardy, l'Eames di "Inception") e Brendan (Joel Edgerton, "Animal Kingdom"), orfani di madre, fratelli ma nemici, decidono di partecipare all'insaputa dell'altro al torneo "Sparta".
Attratti dal premio finale, sono entrambi spinti alla lotta "senza esclusione di colpi" da giuste convinzioni.
L'unica cosa che sembrerebbe  accomunarli è l'odio verso il padre Puddy (un meraviglioso Nick Nolte nella parte), ex pugile ed ex alcolizzato, che tenta con ogni mezzo di redemersi da un difficile passato e riunire quel che resta della sua famiglia.
Di norma, appare scontato per lo spettatore affezionarsi al personaggio principale, specie in questo genere di film: metti un eroe, magari con un passato oscuro, aggiungi  un antagonista, un "duello" e conseguente risoluzione finale.. nessun intoppo, tutto scorre alla perfezione.
Ma se gli eroi fossero due, per giunta fratelli...a chi toccherebbe soccombere? Chi sarebbe l'antagonista, chi il "buono"?
E qui, ahimè, lo spettatore viene messo in completa crisi.
Una crisi certamente voluta dal regista Gavin O'Connor, e una scelta registica sicuramente rischiosa per questo genere di film.
Seppur denso di citazioni "alla Rocky", infatti, il regista preferisce soffermarsi sull'aspetto psicologico dei protagonisti: nella prima parte del film ci presenta i due fratelli, ci accompagna passo dopo passo alle origini della scissione familiare e della loro diversità caratteriale, alla fonte di quell' evento passato che scatena la "hybris" presente.
Nella seconda parte, invece, tutto si fa più dinamico: split screen, montaggi paralleli, una  colonna sonora che tocca persino il genere classico con Beethoven, Bach, Strauss, ma che non intacca affatto l'andamento energico delle immagini, ci fanno entrare  nel vivo dell'azione, fino a quando l'odio e il risentimento semi celato nella prima parte, si palesa sul ring, in un'esplosione di emozioni: rabbia, rivalsa, rancore, orgoglio.
Possiamo solo restare a guardare perchè, nel frattempo, siamo entrati in piena crisi decisionale.
Eteocle e Polinice finalmente in campo: un finale intenso, al cardiopalma, struggente in ogni singola scena, in ogni singolo primo piano; un climax di emozioni, in cui il tempo non sembra voler scorrere, rendendo gesti, sguardi e suoni ancora più intensi.
Risoluzione finale o, da buona tragedia che si rispetti, continuità della hybris?
A voi scoprirlo...
Ma una cosa è certa: nessun guerriero getta la spugna.







sabato 31 marzo 2012

Ecco cosa viene fuori durante le notti insonni...

Udite! Udite!
Behold!
Ladies and gentleman, siore e siori...
allo scopo di placare l'insaziabile fame di alcuni o, al contrario, farvi venire l'acquolina in bocca ancor di più, ecco gli:

"Stuzzichini- movies":
curiosità, aneddoti, frasi celebri, scene "mitiche" e indimenticabili.
Piccoli buffet, "assaggini", in attesa della "portata principale"...che si spera sia buona... non vorrei ritrovarmi la versione cinefila di Gordon Ramsey fuori la porta.
Naturalmente ben accetti commenti, domande, insulti...(?)
Bè, oggi mi sento proprio di darvi un assaggio di...


"Pioggia e latte!"



Aaaah, Gene, che artista...gira la sequenza con 39 di febbre...e riesce comunque a rendere meravigliosa una serata uggiosa!
Ops, non serata...in realtà la scena è girata di giorno! Magia magia....
E chi non avrebbe voglia adesso di trovare una pozzanghera e ballarci dentro?
Anche se son certa nessuno ci riuscirebbe meglio di lui: pioggia che lo accarezza, che danza il tip tap con lui...quasi viva, luminosa, bianca..come il latte..
Ed effettivamente...è latte!
Trucchi del mestiere..






  




giovedì 15 marzo 2012

500 days of Summer

Stanchi delle solite storie d'amore?
Stanchi di dichiarazioni al chiaro di luna, tragici amori destinati a durare in eterno, serenate sotto la finestra dell'amato/a?
Bene...mettete pure Baby in un angolo, e lasciatevi trascinare in una storia incantevole, malinconica, divertente, cinica, ironica, imprevedibile, cattiva...in una parola: reale.
Vi presento.....Tom.

 

500 lunghi, agognati giorni di felicità e sofferenza allo stato puro per il povero Tom ( J. G. Lewitt), scrittore di bigliettini di auguri con un sogno nel cassetto, che si imbatte casualmente (o forse no?) in Summer (in Italiano tradotto in "Sole", protagonista Zoey Deschanel).
Innamorato dell'amore, Tom crede di aver trovato in Summer la sua anima gemella, ma...sarà davvero lei quella giusta?
Prima di presentare al pubblico i due personaggi tramite una voice off che ci accompagna nei momenti salienti della vicenda, il regista Marc Webb realizza un incipit memorabile: una "particolare" dedica a una sua ex fidanzata ci mette in guardia dal fatto che, probabilmente, di storia d'amore non si tratta.
E' piuttosto il percorso affrontato dai due protagonisti a interessare il regista, e di come il corso degli eventi li fa maturare entrambi: in particolare, Webb è interessato a mostrarci il punto di vista di Tom: scelta piuttosto inusuale questa, dal momento che raramente in una commedia romantica è l'uomo ad essere protagonista, diventando elemento di immedesimazione dello spettatore. Eppure, Marc Weeb riesce perfettamente nel suo intento.
Tom vede in Summer la donna dela sua vita; Summer, al contrario, non crede nell'amore, "pura invenzione", e preferisce non dare etichette al loro rapporto, preferisce "cogliere l'attimo", affidarsi al caso...e que sera, sera.
Due visioni dell'amore completamente diverse, dettate da esperienze e scelte di vita differenti, eventi vissuti, subiti e assorbiti dai due, che li hanno segnati in passato e che li hanno resi quello che ora sono: da  una parte una persona fiduciosa, speranzosa, disincantata; dall'altra una cinica, scettica e disillusa.
Ciò che colpisce di questo film è l'originalità della rappresentazione, a partire dalla cronologia degli avvenimenti, non lineare, ma che ci viene mostrata attraverso flashback-flashforward che oscillano dal giorno 1 al giorno 500 e che, sebbene all'inizio disorientino, ci permettono man mano di capire la storia tra i due: ciò rende il tutto più dinamico, in un alternarsi di eventi comico-umoristici da un lato, più profondi e seri dall'altro.
Proveniente dall'eterogeneo mondo dei video musicali, Webb rende la visione del film affatto monotona, ma brillante e dinamica, attraverso l'inserto di contaminazioni di generi, quali il musical, l'utilizzo di tecniche particolari quali split-screen (in un meraviglioso confronto tra aspettativa-realtà davvero toccante), animazioni, videoclip-documentario (con un riferimento ad "Harry ti presento Sally").
Non mancano inoltre citazioni ed omaggi ai grandi film del passato, in primis "Il laureato" ( come un film può cambiarti la vita...), ma anche riferimenti al "Settimo sigillo" di Bergman o al cinema francese di J.L. Godard.
Il tutto, accompagnato da una colonna sonora costituita da artisti vecchi e nuovi, passando dalla voce cristallina di regina Spektor, al ritmo scoppiettante degli Hall & Oates, al senso di rivalsa scaturito dall'ascolto di "Vagabond" dei Walfmother.
Un calderone di ingredienti quanto mai diversi e insoliti, ma nonostante l'azzardo, un accordo finale perfetto.
Capiremo e ameremo Tom, vorremo spaccare piatti fissando il vuoto e urlare in luoghi pubblici assieme a lui, faremo il tifo per lui fino alla fine.
Odieremo Sole, "i suoi capelli anni '60, il suo sorriso, la sua risata..."...o forse no, capiremo anche lei.
Ci immedesimeremo nell'uno e poi nell'altra, e poi di nuovo in lui, finchè non capiremo più da che parte stare.
Perchè l'amore è strano.
Perchè in fondo Summer e Tom sono due facce della stessa medaglia.
Summer & Tom.
Casualità & Destino.