(Tommy Lee Jones, 2011)
"So cosa mi aspetta e chi mi aspetta.
Non vedo l’ora di strofinare il naso contro la sua guancia ossuta.
Sicuramente sarà sorpresa di vedersi trattata con tanto affetto.
E mentre l’abbraccio forte le sussurrerò all’orecchio secco e antico:
Eccomi qui.
Eccomi qui."
Una stanza. Due uomini. Azione.
Un faccia a faccia spietato e una sola grande protagonista: la parola.
Ciò che permea di forza questo film, tratto dal testo teatrale di Cormac McCarthy, è la potenza con cui i due protagonisti si scontrano, una partita a scacchi in cui Bianco e Nero si sfidano a colpi di stoccate verbali.
I protagonisti incarnano spiriti completamente diversi: Tommy Lee Jones, il professore che spinto da un forte nichilismo e disilluso dalla vita, tenta il suicidio; Samuel L. Jackson, ex galeotto che salva l'uomo dal suo tentativo di lanciarsi contro il Sunset Limited, che spinto da una forte fede e convinto dei proprio ideali, cerca di salvarlo da un'imminente fine una volta fuori dal suo appartamento.
Nonostante l'ambientazione scarna che non pone lo sguardo all'esterno, ma che inscatola i personaggi in un luogo "neutrale", e sebbene la presenza di soli due attori possa far pensare di trovarsi alla presenza di un film lento, privo di effetti speciali, colonna sonora e situazioni fuori dal comune, Sunset Limited si carica di una potenza che cresce fino al climax finale, e lo fa proprio grazie a questi due elementi.
La stanza, che a volte risente dell'ambiente esterno con rumori lontani provenienti dagli appartamenti o dalla città stessa, diventa simbolo della nostra visione del mondo, mente che proietta la nostra continua conflittualità tra speranza e nichilismo, tra forza e reticenza, credo e disillusione, impersonati dai due personaggi, in una sorta di partita a scacchi tra due re, il Bianco e il Nero.
Il Nero si fa forte della sua capacità imbonitrice grazie alla sua capacità dialettica e alle sue storielle colme di morale; dal canto suo, il Bianco è inizialmente reticente al dialogo, le sue affermazioni sono brevi, lo sguardo sfuggente al suo interlocutore e alle sue domande incalzanti; anzi, ascolta con molta attenzione il suo tentativo di persuaderlo a una visione ottimista della vita, di profondi significati, lontana dalla sua visione tormentata.
Qualcosa però cambia, e il Bianco, incalzato dai modi dialettici del Nero che lo investono sin dall'inizio, inverte improvvisamente i ruoli, rendendo il potere della fede e della parola del Nero inutile davanti alla forza distruttiva e contagiosa della sua ultima confessione.
I primi piani si fanno via via più incalzanti, campi e controcampi si susseguono, respirando di tanto in tanto con movimenti di macchina circolare che accerchia i due personaggi, rendendo però ancora più serrato il dialogo e creando un teatro di guerra attorno a loro, fino all'uscita di scena di uno dei due, alla vittoria schiacciante di uno e al completo annientamento dell'altro.
Chi dei due ha usato le proprie armi a suo vantaggio? Quale invece avrà messo in dubbio le sue convinzioni, schiacciato dalla forza dell'altro?
Una cosa è certa: basta una parola, per cambiare tutto.
Una parola puo' farti rinascere, o distruggerti.
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