“IL Moulin Rouge: un locale notturno, una sala da ballo e un bordello…regno dei piaceri notturni, in cui ricchi e potenti venivano a divertirsi con giovani e belle creature di malaffare”.
È qui, in una Parigi in piena
rivoluzione bohemienne, che il giovane Christian (Ewan McGregor), scrittore
londinese, vive la sua intensa e tragica storia d’ amore con Satine (Nicole
Kidman), il “diamante splendente” del Moulin Rouge, il locale più trasgressivo
e vitale di Parigi.
Tramite coincidenze e scambi
di persona i due protagonisti si incontrano e s’innamorano, ma la loro storia
è ostacolata dal Duca di Rochester (Richard Roxburgh), personaggio inizialmente
inoffensivo , ma che rivelerà
successivamente la sua natura malvagia: avendo finanziato lo spettacolo scritto
da Christian, vanta diritti sul Moulin Rouge e soprattutto su Satine.
La trama del film si snoda su
diverse cornici narrative che rimandano tutte alla storia principale: il narratore
è lo stesso protagonista che ripercorre il periodo più intenso e incisivo della
sua vita, l’estate del 1899, utilizzando una macchina da scrivere.
Il film viene presentato come se fosse una
rappresentazione teatrale: il direttore d’orchestra ci accompagna all’apertura del sipario dietro il quale Toulouse- Lautrec( John Leguizamo), sullo
sfondo di una Parigi grigia e spenta, intona “Nature boy”(di David Bowie),
storia di un sognatore vagabondo.
Creazione di un’altra
cornice narrativa, collegata alle vicende dei due protagonisti, è l’allestimento dello “spettacolo spettacolare”, in cui viene narrata la storia
della cortigiana e del suonatore di sithar, insidiati dal perfido maraja.
Il regista australiano Baz
Luhrmann sottolinea durante tutto il film lo stretto rapporto che intercorre
tra l’arte e la vita, ma solo fino ad un certo punto: se nello spettacolo la
cortigiana vivrà per sempre con il suonatore di sithar, nella realtà sull’amore di Christian e Satine aleggia sempre l’ombra della morte.
Tema, quest’ultimo, molto
caro al regista, perchè connesso al
sentimento dell’ amore,
elemento fondamentale del suo precedente film del 1993: “William Shakespeare’s
Romeo+Juliet”, tragedia
resa da Luhrmann più moderna
che mai.
La musica è uno degli
elementi più importanti per conoscere la storia e per rendere la scena ancora
più patetica: basti ricordare uno dei momenti più drammatici del film,
accompagnato dal brano “ El tango de
Roxanne” che, oltretutto, realizza un ennesimo livello diegetico.
La coreografia dà vita a un’
atmosfera concitata ed accompagna allo stesso tempo momenti di passione,
gelosia, tradimento e morte in un climax ascendente che coinvolge lo
spettatore.
Particolare attenzione all’atmosfera opulenta e vibrante del Moulin Rouge, densa di colori accesi- dal
rosso, al giallo, all’arancio- che si rincorrono creando attraverso
rallentamenti e montaggi alternati della macchina da presa un vortice di colori
e suoni, in cui si è trascinati dal ritmo frenetico delle coreografie di John
O’ Connel.
Pur se un luogo di piacere e
svago, il Moulin Rouge rappresenta in realtà una società sull’orlo della
crisi, che vedrà sparire gli ideali di bellezza, verità, libertà e amore,
sostituiti dal pessimismo e dal senso di malinconia che saranno le tematiche
fondamentali dei poeti decadenti.
Il regista sottolinea la
vitalità della società parigina tramite il colore rosso acceso del Moulin
Rouge, ponendolo in contrasto con i colori freddi della città: il locale
diventa una sorta di mondo illusorio con danze, canti e “fate verdi”( piccolo
cameo di Kylie Minogue).
Nonostante ciò, tutti finiranno
per essere sopraffatti: la stessa Satine, una Nicole Kidman dai capelli rossi
che richiama alla mente i volti malinconici dei dipinti di Henri de Toulouse-Lautrec
e delle locandine del Moulin, finirà per soccombere alla realtà del “mal du
siècle”.
Al di là della trama che
ricalca i drammi drammi shakesperiani, questo film è particolarmente
interessante per la ricchezza di citazioni, contaminazioni, omaggi, che non
decretano mancanza di creatività, tutt’altro!
La colonna sonora è ricca di
citazioni di musical ( “The sound of music”) e di canzoni di numerosi artisti
del calibro di Madonna, Elton John, Nirvana, Freddie Mercury, che si
inseriscono perfettamente nella cornice della storia.
La densità delle
contaminazioni rende l’atmosfera fiabesca e richiama alla mente non solo
Parigi,di cui il cantante bohemienne Rufus Wainwright è il più valido
rappresentante, ma anche
l’India, grazie ai favolosi
costumi e alla ricchezza di particolari esotici (la dimora a forma di
elefante).
Luhrmann si spinge fino agli
ambienti di Buenos Aires, con il sensuale tango argentino, e rende omaggio alle
fantasmagorie di Georges Melies nel duetto tra Christian e Satine sulla dimora
a forma di elefante: la luna che prende vita e intona un canto lirico ricorda
la luna del film “Le voyage dans la lune”.
Dunque è una contaminazione
di elementi non negativa: Baz Luhrmann riesce a fondere il tutto in un’atmosfera barocca e originale.
Per i sognatori è un modo per
ripercorrere un’epoca favolosa…, per i romantici è la storia “di un tempo, di
un luogo, di persone, ma soprattutto una storia d’amore”: da non perdere.